Lo stretching perché farlo
Lo stretching è importante perché non solo previene dolori muscolari, ma migliora anche la stessa coordinazione dei movimenti
Lo stretching è molto importante, anche se spesso è sottovalutato dagli sportivi dilettanti, ma anche da quelli più esperti. In che cosa consiste? Lo stretching è una fase dell’allenamento che si svolge sia prima e sia a lavoro terminato per evitare dolori e strappi muscolari. Stretching è un termine inglese e significa appunto allungamento e o stiramento dei muscoli; questo coinvolge tutte le parti muscolari del corpo, compresi anche tendini e articolazioni.
Gli esercizi mirati a questo scopo come detto, possono rappresentare una parte di completamento dell’allenamento, in alternanza ci si può dedicare anche un’ora a settimana a una seduta di solo stretching. Il principio su cui si basa questa disciplina è basato sia sulla contrazione del muscolo e al contempo anche al rilassamento dello stesso.
Quando si eseguono gli esercizi mirati di stiramento, i muscoli coinvolti da quel determinato esercizio cominciano a tirare, in quel momento significa che la fascia muscolare si sta allungando in modo sano senza alcuna violenza, dopo circa venti secondi, tanto è il tempo di allungamento previsto per ogni esercizio, si lascia la presa per far riposare in modo graduale il muscolo coinvolto. Quest’alternanza di presa e rilascio permette alla parte interessata di essere sollecitata e contemporaneamente allenata e messa a riposo.
Se non si eseguono gli esercizi di stretching, può avvenire che un muscolo raggiunga il suo livello massimo di allungamento in troppo poco tempo, questo origina così lo strappo muscolare; se questo invece è stato ampiamente riscaldato dal riscaldamento e dallo stretching di preparazione, il problema e la disavventura sono di certo scongiurati.
Ci sono diversi tipi di stretching:
- Balistico
- Dinamico
- Statico passivo
- Statico attivo
- Isometrico
Il balistico è quello più antico e ancor oggi usato da molti praticanti, consiste in alcuni esercizi di stretching con forte oscillazione; ossia creare dei dondolii del muscolo in maniera quasi forzata; ormai questa pratica è poco usata perché può essere causa di contrazioni.
Il dinamico invece seppur vicino come principio al balistico, il movimento è invece più controllato nello svolgimento dell’esercizio stesso. Quando si lavora con questi esercizi, vigila una forte attenzione e controllo di tutti i movimenti.
Lo statico passivo invece è quello che prevede la presa di posizione che dura dai venti ai trenta secondi, spesso ci si supporta in questi esercizi tramite l’ausilio di un partner.
Lo stretching statico attivo segue il principio del passivo solo che qui non è richiesto l’aiuto di un partner. Si esegue in due momenti diversi facendosi aiutare dalla respirazione. In un primo momento s’inspira e ci si colloca nella posizione designata, si mantiene per venti secondi circa buttando fuori l’aria per poi tornare nella posizione originaria. Si ripete questo stesso movimento inspirando l’aria e mantenendo sempre la posizione e tirando senza però arrivare alla soglia del classico dolore da allungamento. Si espira e si ritorna nella posizione di partenza.
Lo stretching isometrico è costituito da quattro fasi principali:
– l’allungamento massimo del muscolo che avviene in maniera veloce e sollecitata;
– mantenimento della posizione per i classici venti secondi;
– rilassamento che dura cinque secondi;
– ulteriore allungamento sempre dello stesso muscolo e quindi ripetizione del medesimo esercizio.
Lo stretching è importante perché non solo previene dolori muscolari, ma migliora anche la stessa coordinazione dei movimenti durante la seduta di allenamento; per questo è una sana abitudine eseguirlo sia prima e sia a termine dell’allenamento.